Neofobia e alimentazione selettiva nel bambino
- Dr.ssa Tiziana Sacchetti
- 5 giorni fa
- Tempo di lettura: 4 min
A cura della dott.ssa Tiziana Sacchetti, dietista nutrizionista, e della dott.ssa Elena Filiberti, psicologa clinica.
Vediamo insieme cosa fare in caso di alimentazione selettiva nel bambino.
Prima di tutto è importante specificare la differenza tra neofobia e selettività alimentare nel bambino.
La neofobia è una fase di crescita fisiologica che inizia generalmente a circa 2 anni di età, con lo sviluppo della tendenza esplorativa, e che generalmente dura fino ai tre anni di età, raramente fino ai cinque anni di età.
Durante la fase della neofobia il bambino tende a preferire cibi che riconosce come familiari, e a rifiutare cibi che non conosce, quindi a lui non familiari. Questa fase rappresenta una forma di protezione del piccolo dall’ingestione di alimenti potenzialmente tossici.
Accade che progressivamente i bambini iniziano ad avere una visione più integrata del cibo, attraverso il processo di imitazione, portando al termine della fase della neofobia.
Talvolta può accadere però che alcuni bambini manifestino comportamenti neofobici eccessivi e persistenti, fino a giungere al comportamento della selettività alimentare.
Come intervenire con serenità?
Con uno sguardo integrato: nutrizionista + psicologa per accompagnare il bambino e la famiglia con rispetto, pazienza e strategie efficaci.
Ed eccoci giunti ai consigli da adottare a tavola e in cucina nella gestione dei pasti dei più piccoli, nei casi di alimentazione selettiva.
Diversi studi sono stati svolti a riguardo, e tra questi uno studio del 2013 (Russel et al.) in cui vengono stilati dei suggerimenti utilissimi, da adottare in cucina e a tavola, da parte dei genitori.
Prima di adottare questi consigli, è importante sapere che è possibile cambiare le abitudini alimentari dei propri figli, e instaurarne di nuove.
E i suggerimenti per arrivare a questo fine dicono perciò di iniziare con la diversificazione delle pietanze proposte ai propri figli, nei colori, negli odori, nella consistenza, nel rispetto delle spontanee inclinazioni mostrate dai propri figli, e inserendo sempre ai pasti gli alimenti che i bambini mangiano volentieri.
Un altro suggerimento degli autori Russell e Worseley è quello di rendere il pasto più piacevole possibile, eliminando la pressione a mangiare, ed evitando affermazioni del tipo
“assaggialo e se non ti piace non devi mangiarlo”,
che potrebbero essere percepite dei bambini selettivi come
“se ti piace lo devi mangiare”,
cambiare invece questa espressione in “assaggia questo minuscolo chicco e dimmi cosa ne pensi”.
Un ultimo consiglio fornito dagli autori e di focalizzarsi sull’educazione alimentare, più che sul mangiare, e quindi favorire il processo di esplorazione del cibo, più facile quando non legato all’alimentarsi.
Gli autori sottolineano ancora l’importanza di parlare del cibo in termini di gusto, aroma, apparenza, consistenza, temperatura, origine, quindi permettere ai bambini di conoscerlo ancor prima di assaggiarlo.
Più informazioni sanno più coraggio avranno e più saranno predisposti ad assaggiarlo appunto.
Inoltre, gli autori suggeriscono un’attività utile come quella di coinvolgere il bambino in cucina nelle preparazioni dei pasti, per stimolare la curiosità spontanea del piccolo, il desiderio di sentirsi grande e importante, l’imitazione del comportamento dei genitori, e anche l’appetito, quindi soddisfare esigenze affettive oltreché stimolarli a prendere maggiore confidenza e familiarità con i vari alimenti.
Conclusioni.
È importante sapere che la neofobia, fase di rifiuto alimentare, è una fase normale dello sviluppo del bambino, e quindi va rispettata, incuriosendo e stimolando il bambino alla conoscenza di nuovi alimenti.
E a completamento di quanto sopra, vi lascio di seguito alcuni consigli strategici per affrontare questa fase, talvolta stressante per noi genitori, nel modo più costruttivo possibile.
1- Il primo consiglio consiste nel non forzare all’assaggio o al consumo di alimenti che il bambino non riconosce come familiari, ma proporlo nuovamente in caso di rifiuto, all’interno di un pasto che preveda sempre il consumo di alimenti preferiti dal bambino. Sarà volontà del bambino assaggiarlo, senza forzature, quando si sentirà pronto.
2- Come già citato nello studio sopra, coinvolgere il bambino nella preparazione dei pasti, questa attività educativa e stimolante può aumentare il suo interesse verso il cibo. Iniziate assegnandogli semplici compiti come lavare la frutta, mescolare gli ingredienti, insaporire con spezie e aromi, assemblare gli alimenti per comporre un piatto, questi semplici passaggi faranno una grande differenza nel stimolare la fiducia del bambino nei confronti dei nuovi alimenti, e non solo.
3- Avere cura nella presentazione del cibo, renderlo piacevole alla vista, oltreché al gusto. Usare un po’ di creatività, ma sempre con semplicità, divertimento, e occhio attento al volume delle porzioni, senza mai sovraccaricare il piatto. Ricordiamo che i bambini amano le cose semplici e facili da riconoscere.
4- Introdurre nuovi alimenti, un po’ per volta, in piccole quantità, in abbinamento agli alimenti che il bambino gradisce di più.
5- Favorire un buon equilibrio del ritmo fame-sazietà, rispettando gli orari dei pasti, e degli spuntini, organizzando la giornata alimentare con tre pasti principali al giorno, colazione pranzo e cena, e due o tre spuntini al massimo a seconda delle necessità del singolo bambino, considerando che un bambino di circa due anni di età ha generalmente bisogno di mangiare ogni 2-3 ore, mentre in età prescolare questo arco di tempo sale alle 3-4 ore.
Vi ricordo che l’intervento dietetico è personale e va sempre contestualizzato in base alle esigenze e caratteristiche del singolo paziente, anche nei casi sopra citati.
Buona sana alimentazione a tutti dalla vostra dietista di fiducia.
Dott.ssa Tiziana Sacchetti
Dietista Nutrizionista
Studi in:
Aprilia, Pomezia, Roma e online.
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